In attesa di ripartire: Alpha online

In queste settimane di incertezza su quando potremo tornare ad incontrarci nelle nostre comunità per condividere esperienze di vita e fede e per invitare nuove persone, alcune parrocchie e chiese in Italia stanno provando Alpha online.


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Non è la stessa cosa, si sa. Ritrovarsi insieme, mangiare, condividere esperienze, abbracciarsi sono cose di cui tutti abbiamo bisogno e che non possono essere sostituite.

Tuttavia, per noi cristiani, questo non è un tempo per arretrare, ma per continuare a vivere la chiamata che Gesù ci fa anche oggi di andare, annunciare la bella notizia del Vangelo, portare l’amore e la guarigione di Dio.

In questo blog, le esperienze di due realtà che hanno provato Alpha online.


Esperienza n. 1. Piano di Sorrento (NA)


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Don Rito, parlaci della tua esperienza

Siamo la parrocchia di Mortora (NA) e come tante parrocchie in questo periodo di lockdown ci siamo chiesti questi cosa fare per continuare ad essere Chiesa con al centro l’evangelizzazione.

Abbiamo così lanciato il nostro quarto Alpha parrocchiale, questa volta nella versione online.

Non volevamo accontentarci di “gestire” una situazione difficile. Abbiamo provato così a cogliere in questa crisi un’opportunità per far fiorire il Vangelo più che mai.

Com’è andata?

È  stata una bellissima scoperta. Non mi aspettavo che molti miei parrocchiani si mettessero subito in gioco e in questo modo. Abbiamo lanciato 15 piccoli gruppi Alpha ognuno di 9 persone.

Mi ha colpito poi l’accoglienza che i nostri leader di piccolo gruppo sono riusciti a creare. Un’accoglienza diversa, si sa, priva dei consueti gesti fisici di benvenuto, ma ricca ugualmente di calore.

Non c’erano aperitivi e cene da offrire, sale accoglienti per far sentire i nostri ospiti a casa. C’era solo cuore, sorriso e gioia. E ha funzionato.

Il segreto secondo te?

Il fatto che al cuore dell’accoglienza c’è l’amore, un amore alimentato dalla preghiera e dalla consapevolezza della presenza di Gesù tra noi.

La cultura dell’invito e dell’accoglienza che in questi anni sta trasformando la nostra comunità rendendola un luogo dove persone anche lontane dalla chiesa possono ritrovarsi e sentirsi a casa.


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Giulia, come avete fatto ad invitare tutte queste persone?

Stiamo ospitando 133 partecipanti, alcuni parrocchiani e altri non frequentanti la parrocchia. Abbiamo anche persone iscritte da fuori parrocchia, addirittura fuori regione o dall’estero.

È stato un fantastico lavoro di passaparola che ha spinto molte persone ad accettare l’invito e a partecipare.

Abbiamo cercato di coinvolgere tutti i parrocchiani nell’invitare amici e conoscenti. Un invito semplice e libero, in stile Alpha: vieni e vedi.

Come vi siete organizzati?

Abbiamo usato la piattaforma Zoom, la quale si presta bene alla condivisione dei video Alpha e alla suddivisione delle persone nei piccoli gruppi (breaking room). Abbiamo creato 15 piccoli gruppi ognuno con un leader ed un helper.

Al posto del consueto momento del cibo, ogni sessione iniziava con dei giochi, delle battute, qualcosa di leggero e divertente.

Nel mio piccolo gruppo, siamo tutte donne più o meno sulla quarantina. Alpha è diventato per noi un “pigiama party” per donne, casalinghe o madri esaurite. C’è molta complicità tra noi.

E il contatto personale?

Sai, Alpha così come lo conosciamo, nella modalità tradizionale, è insuperabile. Ho conosciuto Alpha prima come partecipante e poi come leader di piccolo gruppo.

Tuttavia devo dire che anche così funziona! Anzi, per certi diversi ha dei vantaggi molto interessanti.

Ad esempio il fatto che ti trovi davanti ad altre persone in molto molto diretto e vicino, senza molte barriere o distrazioni come il tavolo, la sala, le persone dell’altro gruppo.

Ci si sveste di tutto e sei costretta a concentrarti sulle emozioni.

E la tua esperienza come leader?

Alpha mi sta aiutando ad essere missionaria nei miei luoghi di vita, a casa, al lavoro. È un modo semplice e alla portata di tutti per vivere il proprio compito di di andare e portare l’amore di Gesù.

Da persona praticante, ha cambiato il mio modo modo di essere cristiana, un modo più missionario, accogliente, più semplice, più vero.

Io non sono di questa parrocchia, ma il mio desiderio è di portare questa esperienza anche nella mia parrocchia.


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Angelo, come hai conosciuto Alpha?

Ho vissuto 6 anni in Inghilterra, mia moglie è inglese e conosceva Alpha. Così, sapendo che ne stava partendo uno vicino a noi, mi ha spinto a prendere i contatti. Mi ha buttato in questa avventura.

Ero contento di partecipare. Sono sempre stato uno alla ricerca di significato, di qualcosa di più, di andare al cuore delle cose anche oltre certi tradizionalismi.

Abbiamo fatto diverse esperienze in diverse denominazioni. Così sono giunto ad Alpha.

Cosa ti piace di più di questa esperienza?

Penso che il punto di forza siano le testimonianze, sia quelle presenti nei video della serie Alpha sia quelle condivise dalle persone nel proprio piccolo gruppo. A volte sono punti di vista diversi dai tuoi che ti aiutano a riflettere, che smuovono la tua coscienza.

Mi è piaciuto poi l’approccio: moderno, diretto, che va a fondo delle cose e cerca delle spiegazioni. Sai, sono un tipo un po’ scettico che ha bisogno di capire, di fare domande.

E l’approccio storico-scientifico delle prime due sessioni sulla figura di Gesù è stato per me illuminante. Non avevo mai sentito certe cose raccontate in un modo così stimolante.

E riguardo a tuo padre?

Si ho inviato anche mio padre, un uomo credente con una fede “tradizionale”. L’ho invitato perché mi piaceva l’idea di spronarlo a rimettersi in gioco, a farsi delle domande.

Perché la fede non è qualcosa che hai acquisito una volta per tutte, ma hai bisogno di rimetterla in gioco e di riscoprirla ogni volta di più. Sta partecipando ed è contento.

Ho apprezzato tantissimo il parroco perché è uno che per primo si fa delle domande, che non dà nulla per scontato. Aiuta le persone a sentirsi a casa, a tirar fuori ciò che hanno dentro.

Consiglieresti Alpha ad un amico?

Certamente. È un appuntamento che attendo con ansia ogni sabato sera. Oggigiorno non è facile trovare un’occasione come questa per intavolare delle sane conversazioni riguardanti la fede e la vita.

Lo consiglierei a tutti, non credenti o anche già credenti, perché nessuno può dirsi arrivato o pensare di sapere già tutto.

Don Rito, cosa diresti ad una parrocchia/chiesa che vuole iniziare?

Direi di provare nella versione normale quando possibile o anche in quella online in questo periodo di lockdown. In questi mesi molte persone sono più aperte a partecipare ad iniziative come questa dove si può parlare delle grandi domande della vita e della fede.

Alpha non è un’esperienza in streaming, dove uno parla e tanti ascoltano, ma un’esperienza relazionale. È un’esperienza di Chiesa che ci permette di annunziare il Vangelo per il Vangelo e non per fare proselitismo.

Un’esperienza che aiuta sia le persone della parrocchia sia quelle lontane o che si sono allontanate, le quali attraverso Alpha hanno la possibilità di riavvicinarsi ad un cammino di fede.

Se fatto bene, Alpha cambia il modo di ripensare alla pastorale. Una pastorale che forma discepoli missionari, e dove le persone che entrano possono continuare il proprio cammino iniziato attraverso tutte le altre attività post-Alpha che abbiamo preparato.


Esperienza n. 2. Perugia

In questo video la testimonianza di Chiara (leader di corso Alpha), Caterina (partecipante) e l’invito di Padre Francesco nel meeting di gruppo al termine del corso Alpha online tenutosi per i giovani a Ponte d’Oddi (PG).